Podobne

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le delle talpe, altre grandi come una carriola e due addirittura quanto una
casetta. Le protuberanze si muovevano e scuotevano fino a scoppiare, e da
ognuna veniva fuori un animale.
Le talpe fecero capolino come al solito; i cani sbucarono di testa e co-
minciarono ad abbaiare e a divincolarsi, come quando rimangono impri-
gionati nel varco stretto di una siepe. I più bizzarri furono i cervi, perché
naturalmente misero fuori le corna e poi il resto, e all'inizio Digory pensò
che le corna fossero alberi. Le rane, che spuntarono vicino alle rive del
fiume, entrarono saltellando nell'acqua con un sonoro gracidio. Pantere,
leopardi e altri felini si accucciarono immediatamente per ripulirsi della
terra che era rimasta attaccata al pelo, poi affilarono gli artigli sugli alberi.
Non potevano mancare gli uccelli, che uscivano a stormi dalle fronde. E
mentre le farfalle volavano spensierate, le api cominciarono solerti a sac-
cheggiare i fiori, come se non avessero tempo da perdere. Ma il momento
più emozionante fu quando la collinetta più grande si spaccò, come du-
rante un terremoto, e si cominciò a vedere la schiena dell'elefante, seguita
dalla testa enorme e prudente; infine uscirono le quattro immense zampe
che sembravano calzoni raggrinziti.
Adesso la canzone del leone si udiva appena, perché si confondeva in
mezzo a tutto quel gracchiare, tubare, gracidare, ragliare, nitrire, abbaiare,
muggire, belare e barrire.
Ma anche se non sentiva il canto del leone, Digory poteva ancora vedere
la bestia. Era enorme e fulgida, una creatura magnifica da cui il ragazzo
non riusciva a staccare gli occhi. E gli altri animali non ne avevano paura.
A un certo punto Digory sentì alle spalle un rumore di zoccoli, e dopo un
secondo Fragolino gli passò davanti, al trotto, per unirsi agli altri animali.
Infine il leone tacque e cominciò a camminare avanti e indietro, in mez-
zo alle bestie. Di tanto in tanto (la cosa sorprese non poco Digory) si avvi-
cinava a due di esse - sempre due alla volta, un esemplare maschio e un
esemplare femmina - e strusciava il naso contro il loro. Scelse due castori
fra i castori, due leopardi fra i leopardi, un cervo maschio e un cervo fem-
mina fra i cervi e altri animali, tralasciando alcune specie. Le coppie che
aveva toccato con il naso lasciarono il loro gruppo all'istante e lo seguiro-
no. Infine si fermò e gli animali prescelti formarono un gran cerchio intor-
no a lui, mentre gli altri si disperdevano in lontananza.
Le creature prescelte mantenevano un silenzio assoluto e avevano gli
occhi puntati sul leone. Solo i felini, di tanto in tanto, muovevano la coda,
ma a parte quel piccolo particolare stavano immobili anche loro. Il profon-
do silenzio era interrotto soltanto dal rumore lieve dell'acqua.
Il cuore di Digory batteva all'impazzata, forse perché sentiva che stava
per succedere qualcosa di solenne. Aveva ancora il pensiero rivolto alla
mamma, ma sapeva che doveva pazientare nell'interesse di lei e non inter-
rompere gli avvenimenti.
Il leone, che non batteva mai le palpebre, si rivolse agli altri animali con
occhi severi, come se dovesse incenerirli con lo sguardo. All'improvviso
qualcosa cominciò a cambiare: gli animali di taglia più piccola, come per
esempio talpe e conigli, diventarono pian piano più grandi mentre quelli di
taglia più grossa, primi fra tutti gli elefanti, rimpicciolivano gradatamente.
Molti animali sedettero sulle zampe posteriori e moltissimi, come se voles-
sero ascoltare meglio, piegarono leggermente la testa di lato. Il leone aprì
la bocca, ma non emise alcun suono: respirò profondamente, un lungo re-
spiro quasi tiepido che sembrò scuotere le creature riunite in cerchio come
il vento scuote un filare d'alberi. Lontano, dietro la cortina del cielo azzur-
ro, le stelle cantarono di nuovo: una musica complessa e pura, quasi fred-
da. Poi comparve un lampo di fuoco, simile a una saetta. Opera del leone,
oppure partorito dal cielo: questo non fu dato saperlo. Il lampo non incene-
rì nessuno, ma il sangue dei ragazzi fremette per effetto della voce più fie-
ra che avessero mai sentito:  Narnia, Narnìa, Narnia, svegliati. Ama.
Pensa. Parla. Che gli alberi camminino e gli animali parlino. Che le acque
siano consacrate.
10
La prima burla e altre storie
Quella era la voce del leone. I bambini avevano sempre saputo che pri- [ Pobierz całość w formacie PDF ]




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