Podobne

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di don Michele, e di massaro Filippo, e di tutta la ciur-
ma della Santuzza!
 State zitto! gli dava sulla voce comare Venera; non
avete inteso che massaro Filippo non c entra più colla
Santuzza?
Gli altri invece continuavano a dire che la Santuzza ci
aveva massaro Filippo per aiutarla a dire le orazioni,
l aveva visto Piedipapera.  Bravo! Massaro Filippo ha
bisogno d aiuto anche lui! ripeteva Pizzuto. Non l avete
visto che è venuto a pregare e strapregare don Michele
per aiutarlo?
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Giovanni Verga - I Malavoglia
Nella spezieria don Franco chiamava la gente apposta
per schiamazzare sull avventura.
 Ve l avevo detto, non è vero? Tutti così, quei lecca-
santi! col diavolo sotto le gonnelle! Bel lavoro, eh! due
alla volta, per fare il paio! Ora che gli danno la medaglia
a don Michele, l appenderanno insieme a quella di Fi-
glia di Maria che ci ha la Santuzza.  E sporgeva il capo
fuori dall uscio per vedere se ci fosse sua moglie alla fi-
nestra di sopra.  Eh! la chiesa e la caserma! Il trono e
l altare! sempre la stessa storia, ve lo dico io!
Egli non aveva paura della sciabola e dell aspersorio;
e se ne infischiava di don Michele, tanto che gli leggeva
le corna quando la Signora non era alla finestra, e non
poteva udire quello che si diceva nella spezieria; ma
donna Rosolina diede una buona lavata di capo a suo
fratello, appena venne a sapere che si era messo in quel
pasticcio, perché quelli della sciabola bisogna tenerseli
amici.
 Amici un corno! rispondeva don Giammaria. Con
quelli che ci hanno levato il pan di bocca? Io ho fatto il
debito mio. Io non ho bisogno di loro! Son loro piutto-
sto che hanno bisogno di noi altri.
 Almeno dovreste dire che vi ci ha mandato la San-
tuzza, sotto sigillo di confessione; sosteneva donna Ro-
solina; così non l acchiappereste voi l inimicizia.
Però in aria misteriosa andava ripetendo che era una
cosa sotto sigillo di confessione, a tutte le comari e i vici-
ni che venivano a ronzarle attorno per sapere come s era
venuto a scoprire quell imbroglio. Piedipapera, dacché
aveva sentito dire a don Silvestro che voleva far cadere
la Barbara coi suoi piedi, come una pera matura, andava
sussurrando:  Questa è tutta manovra di don Silvestro,
che vuol far cadere la Zuppidda coi suoi piedi.
E tanto lo disse che arrivò all orecchio di donna Ro-
solina, mentre cuoceva la conserva dei pomidoro, colle
maniche rimboccate, e si sbracciava a difender don Mi-
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Giovanni Verga - I Malavoglia
chele davanti alla gente, perché si sapesse che, loro co-
me loro, non gli volevano male a don Michele, sebbene
ei fosse di quei del governo; e diceva che l uomo è cac-
ciatore, e la Zuppidda doveva pensarci lei a guardarsi la
figliuola e se don Michele ci aveva degli altri intrighi co-
testo riguardava lui e la sua coscienza.
 Questa è opera di don Silvestro, che vuol la Zup-
pidda, e ha scommesso dodici tarì che la farà cascare coi
suoi piedi;  venne a dirle comare la Vespa, mentre aiu-
tava donna Rosolina a fare la conserva dei pomidoro; el-
la ci veniva a pregare don Giammaria che facesse entra-
re gli scrupoli in testa a quel birbante dello zio
Crocifisso, il quale ci aveva la testa più dura di un mulo.
 Non lo vede che ha i piedi nella fossa? diceva. Che
vuol portarsi anche questo scrupolo sulla coscienza?
Ma all udire la storia di don Silvestro donna Rosolina
di botto cambiò registro, e si mise a predicare col mesto-
lo in aria, rossa come la conserva dei pomidoro, contro
gli uomini che lusingano le ragazze da marito, e quelle
pettegole le quali stanno alla finestra ad uccellarli. Già si
sapeva che razza di civetta fosse la Barbara; ma faceva
specie che ci cascasse anche uno come don Silvestro, il
quale sembrava un uomo di proposito, e nessuno si sa-
rebbe aspettato da lui un tradimento simile; invece poi
andava a cercarsi i guai con la Zuppidda e con don Mi-
chele, mentre ci aveva la sorte in mano e se la lasciava
scappare.  Al giorno d oggi per conoscere un uomo bi-
sogna mangiare sette salme di sale.
Però don Silvestro si faceva vedere a braccetto con
don Michele, e nessuno osava dir parola in faccia a loro
di quei discorsi che correvano. Ora donna Rosolina gli
sbatteva la finestra sul naso, allorché il segretario stava a
guardare in aria dalla porta dello speziale, e non voltava
nemmeno il capo quando metteva al sole sul terrazzino
la conserva dei pomidori; una volta poi volle andare a
confessarsi ad Aci Castello, perché ci aveva un peccato
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che non poteva dire a suo fratello, e tanto fece che in-
contrò per caso don Silvestro, giusto mentre tornava
dalla vigna.
 Oh! beato chi vi vede! cominciò a dirgli fermandosi
a prender fiato, perch era tutta rossa e scalmanata. Ci
avete gran roba pel capo, che non vi ricordate più degli
amici antichi.
 Io non ci ho nulla pel capo, donna Rosolina.
 A me mi hanno detto che ce l avete, ma è una be-
stialità, che vi farebbe venire il capo grosso davvero.
 Chi ve l ha detto?
 Lo dice tutto il paese.
 Lasciatelo dire. E poi, volete saperla? io faccio quel
che mi piace a me; e se ci avrò la testa pesante ci ho da
pensar io.
 Buon prò vi faccia,  rispose donna Rosolina col vi-
so rosso.  Vuol dire che cominciate ad avercela d ades-
so, se mi rispondete in questo modo, tanto che non me
l aspettavo, e vi ho avuto sinora per giudizioso; scusate
se mi sono sbagliata. Vuol dire che «acqua passata non
macina più», e «buon tempo e mal tempo non dura tut-
to il tempo». Pensateci che il proverbio dice: «Chi cam-
bia la vecchia per la nuova, peggio trova», e «chi piglia
bellezze piglia corna». Godetevi la Zuppidda in santa
pace, perché a me non me ne importa. E per tutto l oro
del mondo non vorrei che si dicesse di me quello che si
dice della vostra Zuppidda.
 State tranquilla, donna Rosolina, ché oramai non si
può dir più nulla di voi.
 Almeno non si dice che mi mangio mezzo paese;
avete inteso don Silvestro?
 Lasciateli dire, donna Rosolina, «chi ha bocca man-
gia, e chi non mangia se ne muore».
 E non si dice pure quel che si dice di voi, che siete
un truffatore! seguitò donna Rosolina, verde come
l aglio. Mi avete inteso, don Silvestro? e di tutti non si
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può dire la stessa cosa! Quando non vi servono più, poi,
datemele quelle venticinque onze che vi ho prestate. Io
non li rubo i denari, come certa gente.
 Non dubitate, donna Rosolina, io non l ho detto
che le avete rubate le vostre venticinque onze, e non an-
drò a dirglielo a vostro fratello don Giammaria. A me
non me ne importa di sapere se gliele avete rubate sulla
spesa o no; so che non ve le devo io. Mi avevate detto di
metterle a frutto, per farvi la dote, se qualcuno vi avesse
voluta, ed io li avevo messi in una banca per conto vo-
stro, sotto il mio nome, per non far scoprire la cosa a vo-
stro fratello il quale vi avrebbe domandato di dove vi
erano venuti quei denari. Ora la banca è fallita. Che col-
pa ce ne ho io? [ Pobierz całość w formacie PDF ]




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